ASSOCIATION
SAUVER L'IMZAD

Un Targui assis sur une dune

  

LA CULTURA TARGHI

 

A

scoltando la poesia cantata dai Touareg, è il Tamacheq che si sente, una forma linguistica parlata che appartiene al Libico anziano o libico-berbero, già diffusa al V sec. Av.C.

Cantando l’epopea guerriera e l’amore accanto alle suonatrici d’Imzad, i Touareg offrono un’immagine cavallesresca del Sahara. Malgrado le invasioni puniche, romane, vandaliche, bizantine, la lingua libica non sembra di essere stata alterata da influenze straniere. Assomiglia alla lingua parlata cabila, “chaoui”, mozabitico che è il tamazight. I dialetti del Tamacheq possono presentare delle differenze sensibili da una regione all’altra. L’origine della lingua targhi è amazight e appartiene al gruppo sciamito-semitico. La scrittura in uso è il Tifinagh, composta di 24 segni a forma di tratti, punti, circoli e forme derivate. A quei caratteri corrispondono altrettanti fonemi e 3 vocali solamente: a, i, ou. Questa scrittura si scrive dalla sinistra alla destra o dalla destra alla sinistra, dalla’alto al basso o dal basso all’alto. Ritroviamo le iscrizioni in Tifinagh incise o dipinte sulle rocce ma anche sui braccialetti di pietra portati dagli uomini così come sul cuoio del violino delle donne. Ma è la letteratura orale che ha svelato di più l’estrema richezza della cultura Targhi.

Questa poesia orale è una testimonianza dell’anima sensibile dei Touaregs che si apparenta alla bellezza delle sue dune, al silenzio delle sue notti bagnato da un’atmosfera mistica. Che si vada a piedi o in macchina sulle piste, in compagnia delle guide vestite da uno “chèche” indaco, siamo commossi dalla spazialità infinitamente grandiosa del deserto, dall’impressione di un’estrema solitudine. E nella poesia Targhi tutto può essere raccontato a secondo dello stato d’animo, in una metafisica dell’esistenza.

Pene, gioie e speranze sono lì, ben presenti. Ogni evento è rimato o cantato.

Spesso i poeti si incontrano all’occasione di una gara letteraria in cui i migliori si affrontano in certami oratori. Tutte le poesie, le satire sono cantate e accompagnate dal violino chiamato Imzad.

 

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